Sarebbe bello se la fiducia fosse una carta di credito sempre disponibile e invece, purtroppo, non è qualcosa che puoi sprecare e poi ricaricare quando ti pare. Quando il credito finisce, ci vuole un enorme sforzo per ricaricarlo (e a volte forse nemmeno ne vale la pena).
Per quanto mi riguarda la fiducia non dipende solo dalle cose che dici o che fai, dipende anche dalla tua reputazione. Da quello che mi hai dato modo di pensare di te nel tempo.
Se vedo che una persona è diretta, sincera, capace di dirmi anche le cose scomode quando serve, allora fidarmi viene spontaneo. Non vuol dire che non potrà mai deludermi (siamo tutti umani) ma almeno so che non mi prenderà in giro o non mi farà camminare bendata in un campo minato.
Ma se invece, per esperienza o per intuito, riconosco dall’altra parte qualcuno che tende a essere poco trasparente, che adatta la verità alla situazione, che ragiona principalmente pensando ai propri interessi… allora dargli o addirittura ridargli fiducia diventa complicato. E non importa quanto parli bene: il problema non è cosa dice, ma chi è.
La fiducia non è solo ricordo, è anche istinto. E se il mio istinto mi dice che potresti farmi male, anche involontariamente, la mia fiducia resterà sempre con il piede sul freno.
Fidarsi significa guardarsi e sapere che l’altro è dalla tua parte. Che ti rispetta anche quando non ci sei. Non che cambia versione dei fatti a seconda di quello che è più conveniente in quel momento (tipo quelli che appena ti giri parlano male di te con altri perché in quel momento gli fa comodo usare il tuo nome per creare una sorta di legame con l’altra persona). E se questa sicurezza si rompe, non basta metterci un cerotto.
E poi la fiducia funziona solo se è reciproca. Se dall’altra parte c’è diffidenza, se ci sono pregiudizi o svalutazioni continue, come si può costruire qualcosa di autentico?
Alla fine la fiducia è sempre a due corsie. Se una si chiude, l’altra prima o poi diventa un vicolo cieco.
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