una volta ero molto meno prudente
avevo una incrollabile fiducia nei confronti dell’umanità
e pensavo davvero che se non fossi riuscita a badare a me
qualcun altro si sarebbe preso quest’onere
mi fidavo delle mie scelte
mi fidavo delle mie emozioni
mi fidavo perfino degli altri
credevo che il mondo fosse pieno di reti di sicurezza
invisibili ma solide
pronte a sorreggermi se avessi sbagliato tutto
oggi invece ho la sensazione di camminare su un filo senza rete
senza nessuno che mi guardi le spalle
oggi ho la sensazione di non fidarmi più delle decisioni che prendo
delle emozioni che provo
perfino delle cose che mi fanno star bene
ho paura di essere troppo indulgente
troppo generosa con chi non se lo merita
troppo disponibile a credere alle promesse
perfino quando non mi vengono esplicitate
ho paura di non essere abbastanza brava a riconoscere
chi mi vuole bene davvero
da chi invece mi usa come passatempo
e soprattutto ho paura di non essere capace di ritagliarmi il mio angolo di felicità
in cui essere completamente me stessa
me lo ricordo
il giorno in cui ho capito
che ogni mia scelta sbagliata
l’avrei pagata da sola
che tutti i debiti
li avrei pagati da sola
quel giorno mi sono trasformata in una vigilante della mia stessa vita
sempre all’erta
sempre pronta a dubitare
sempre terrorizzata all’idea di abbassare la guardia
e mi chiedo se questa iper-attenzione mi protegga davvero
o se invece mi stia solo impedendo di vivere
mi chiedo se imparare a badare a sé stessi significhi necessariamente diventare diffidenti
o se esista un modo per proteggere il proprio cuore senza chiuderlo in una cassaforte
forse crescere significa accettare che badare a sé stessi non è solo una questione di difendersi dagli altri ma anche e soprattutto di essere abbastanza coraggiosi da permettersi di essere felici
anche quando non hai la garanzia che durerà per sempre
Leave a Reply