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Manifesto delle decisioni definitive

Non mi conosco bene. Non mi conosco quasi per niente.

Ma due o tre cose su di me le ho capite e proprio ultimamente ho deciso che sono stufa di vivere secondo ciò che è universalmente riconosciuto come “giusto”. Ho deciso che le mie scelte dovranno dipendere unicamente dalla mia scala dei valori, e magari per voi è scontato, banale, ma per una che ha cercato approvazione per tutta la vita, credetemi, non lo è affatto.

Così, ho cominciato a pensare a tutte le cose che ho fatto controvoglia, a tutte quelle azioni che mi sembrava giusto fare, ma che non mi rispecchiavano per niente. Non mi rispecchiano per niente.

Ad esempio, tra le cose che proprio non riconosco come “mie”, ci sono i “per sempre”, ma ci sono anche i “mai più”.

Io non sono una che taglia i ponti da un momento all’altro. E non sono abbastanza romantica da pensare che esista davvero un “per sempre”.

Sono una che c’è finché ne ha. Che ha dei ripensamenti (tanti). Che vive le relazioni in maniera altalenante, perché lì per lì non so perdonare e ci metto sempre un po’ ad accettare il fatto che le persone non siano sempre perfette. Ad accettare che io non sia sempre perfetta, sul pezzo, brillante, viva e con la forza di trainare il mondo.

Una volta ho detto “mai più” al mio migliore amico, e adesso non vedo l’ora di poterlo riabbracciare. Mi ci sono voluti mesi per accettare i suoi sbagli. Altrettanti per accettare i miei.

Per fortuna non si smette così di punto in bianco di volersi bene.

Per fortuna, imparando a perdonare gli altri, ad accettare un po’ delle loro “sbavature”, sto imparando a perdonare anche me. Ad accettare anche le mie, di sbavature.

E sono grata per tutte quelle persone,
imperfette per definizione
che la vita mi ha fatto incontrare,
amare,
conoscere,
perdonare.
Perché attraverso i loro occhi,
attraverso i miei, di occhi,
ho potuto fare lo stesso
con me.

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