Hai detto a una nostra amica che non sopporti il controllo. Che non lo sopportavi quando stavamo insieme, men che mai adesso che ci siamo lasciati.
E poi le hai detto che non hai fatto niente di male, che hai iniziato a vedere qualcuno dopo che tra noi era finita, in fondo. E che la mia reazione è esagerata.
Tu lo chiami controllo.
Io lo chiamo “mi hai tradito, non mi fidavo… e a quanto pare avevo ragione a non farlo.”
Hai iniziato a sentire un’altra mentre stavamo insieme. A volte perfino pubblicamente ci flirtavi, sui social. E quando mi arrabbiavo dicevi che ero pazza. E ti arrabbiavi più di me. Così mi sentivo sbagliata.
E continuavo a non fidarmi. A ragion veduta, aggiungerei.
Dovresti rivedere la definizione della parola controllo… perché a mio avviso, quello che tu chiami controllo, era una più che lecita mancanza di fiducia.
Mi aspettavo che le avresti chiesto come sto, come la sto prendendo… invece volevi solo giustificarti, legittimare le schifezze che mi hai fatto. Non hai perso l’occasione per infangarmi. Perché, come diceva Silente:
“È molto più facile perdonare qualcuno quando ha torto,
che quando ha ragione.”
E allora fallo, insultami, revisiona la nostra relazione dandomi tutte le colpe. E poi lasciami andare avanti. Lasciami credere che esistano persone migliori di te.
Non capisco davvero come tu faccia a disattendere sempre le mie aspettative, per quanto minuscole siano, ma a quanto pare ci sei riuscito anche stavolta. Complimenti.
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