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Il primo appuntamento perfetto

A essere onesti io ho avuto diversi primi appuntamenti molto carini. Altri da dimenticare, e tre di pazzeschi.

Il primo appuntamento più bello è stato nel 2013, a Torino, era un appuntamento di lavoro, e non lo scorderò più. Ero una bambina, tu stavi male (come al solito) e abbiamo preso un tè caldo. Quella sera ho dormito a Bologna e ti ho pensato per tutta la notte. Come al solito avevo straparlato, tu ti eri infastidito, poi mi hai sorriso e hai detto “sei polemica”. Alla fine abbiamo fatto come dicevo io. Funzionavamo già benissimo.

Vorrei tornare indietro a quel momento solo per dirti che gli anni a venire, insieme, saranno bellissimi. Difficili ma bellissimi.

[e dire a me stessa che quando c’è un legame così, le cose si risolvono sempre, pure nel 2019]

Il terzo primo appuntamento perfetto l’ho avuto nel 2022, in una caldissima sera di luglio.

Sei venuto a prendermi dicendomi “mi riconoscerai perché avrò un’ananas in testa” e io per tutto il tempo ho temuto che potessi davvero avere un’ananas in testa. Non l’avevi, ma guidavi con una birra in mano. E mi sentivo incredibilmente e assurdamente al sicuro. Abbiamo bevuto negroni e mangiato noccioline “in zona tua” (che come sappiamo è l’intero quadrante di Roma che va da mezzogiorno alle tre), passeggiato, guardato la luna, fatto pipì in un parco, parlato un botto. Mi hai buttato lì un “adesso te pacco” mentre eravamo su un muretto e mi stavi raccontando non so quale pezzo assurdo di vita, e io ero davvero intenzionata a non ricambiare il bacio in quel momento, poi ti sei avvicinato e ho eliminato quella malsana idea dalla testa. Ecco, vorrei tornare a quella sera solo per dirti che conserveremo lo stesso livello di intimità anche quando ti dirò “basta”. E che nei mesi l’ultima volta non è stata mai davvero l’ultima. Non ancora.

Siete due cose diverse. Ma mi piace avervi intorno.

Lo so, ho saltato il secondo, ho parlato solo del primo e del terzo. Non me la sento ancora. Sono passati mille anni e faccio ancora fatica a parlare di quel caffè in galleria che si è trasformato in tre spritz e di un pazzo giro in moto e di un bacio in San Babila mentre ti distraevi guardando il culo di una turista. Chissà se la me di oggi sarebbe in grado di cogliere i segnali. Considerando quello che mi è appena successo, probabilmente sì ma li ignorerebbe.

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