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L’esperienza più umiliante della mia vita

Una volta parlavamo di donne, di belle donne, e io ti chiesto che cosa ne pensavi di C. (quella che poi ti sei scopato) e tu ti sei messo una mano sul cazzo e, massaggiandolo, hai detto “mmmh, C. è ‘na fica oh. È bona e poi c’ha ‘nfisico”. Così, davanti a me. Il tutto mentre continuavi a toccarti il cazzo.

Ti ho giustificato. Come facevo sempre.

“Non lo fa apposta… lui è così. Spontaneo.”

Un’altra volta t’ho guardato il telefono. Lo so, è orribile. Non si fa. Ma avevo un milione di buoni motivi per farlo (come dimostrano i fatti).

Io ero appena tornata da Milano e tu eri così strano, distante.

Ho beccato che ti scrivevi con una, le dicevi che eri single e che avevi il weekend libero. L’hai invitata al mare. Due volte. In maniera sfacciata e insistente (come sai fare tu). E lei ti ha dato buca (tutte e due le volte).

Il weekend ce l’avevi libero perché io non c’ero.

Lì per lì non ti ho detto niente di quei messaggi. Come se il fatto che non aveste “concluso” rendesse tutto meno grave. L’ho fatto mesi dopo.

E tu mi hai risposto che ci uscivi quando io non c’ero, perché quando c’ero volevi dedicare tutto il tempo a me.

Non ti ho davvero creduto e quella scusa non mi è davvero bastata. Ma non volevo chiudere la nostra storia, non ancora, allora ho finto che mi andasse bene.

Dopo ti ho beccato sul sito di incontri perché una mia amica mi ha segnalato il tuo profilo. Attivo. Attivissimo (e qui non saprai mai come faccio a saperlo). Chissà con quante donne ti sei scritto e quante ne hai incontrate.

Che schifo.

Quando ti ho scoperto a cena con D., la bionda bellissima, sai cosa mi ha dato veramente fastidio?

Che le avessi pagato la cena.

E a me manco un caffè. Mi chiedevi i soldi dell’affitto (nella tua casa di proprietà), puntualissimo.

Un mese ero in difficoltà (tu sai perché), e ho sperato fino all’ultimo che mi dicessi “per ‘sto mese lascia stare l’affitto, non serve”. Ma figuriamoci. Per te ero praticamente un bancomat con le tette.

Ogni volta che mi domando: “ma perché stava con me?”, la risposta mi arriva violenta dalla mia stessa coscienza.

Perché sono una brava ragazza.
Tanto (troppo) buona.
Con un buon lavoro, quanto basta per poterti finanziare parte del tuo stile di vita.
Disposta a tutto per te.
Che non faceva che alimentare il tuo ego con complimenti, e baci, e incanti.
E che ti teneva pure casa pulita.

Praticamente sei andato a convivere con una geisha coi soldi.

E grazie al cazzo che non mi mollavi, non mi sarei mollata manco io al posto tuo.

Io spero che tu ti innamori. Ma sul serio. Di una a cui non farai patire quello che hai fatto patire a me.

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