L’ultima volta che ci siamo visti ti sei presentato a casa mia in ritardo.
Con un’ora di ritardo, per essere precisi.
Solo ora collego tutto capisco che stavi parlando con lei.
Le stavi dicendo quanto fosse speciale, e bella, e altruista, e intelligente.
Chissà se le hai detto che “ti esonera dal fardello di essere quasi sempre la persona più intelligente della stanza”. E, mentre scrivo, mi rispondo da sola.
Certo che glielo hai detto. Perché tu le donne le conquisti così. Facendo credere loro di essere speciali.
E non importa quanto tu ti senta furba, scaltra. Non importa quanto la vita ti abbia già messo alla prova.
Perché quando una tizia qualunque entra nella tua rete, nei tuoi occhi che sembrano così veri, e sinceri, allora è la fine.
Liberarsi della tua morsa diventa difficilissimo. Quasi impossibile.
Eppure, ora che ci penso, io l’ho fatto. Almeno credo. E spero.
Mi sento solo ancora un po’ indolenzita. Ma sono fuori. Ne sono quasi certa. Forse ho un po’ di veleno in circolo ma nulla di più.
Ciò che conta è che non arriverai più in ritardo.
Anche perché, diciamolo, non arriverai proprio più.
Mai più.
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