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La cura degli altri

Per un breve periodo della mia vita non ho fatto altro che pensare a quanto sia stupido avere “la cura degli altri” come valore primario.

Ho pensato che in fondo anche quello è un atto egoistico perché uno si prende cura degli altri solo per sentirsi meglio. È una distrazione come un’altra per non dover pensare a quanto ci si sente inadeguati, e rotti, e sbagliati in generale.

Per un periodo della mia vita mi sono detta che basta, che avrei smesso di prendermi cura degli altri perché tanto poi pensano tutti che lo fai per ricevere affetto in cambio e alla fine hanno anche un po’ ragione, allora non ha senso giocare a carte scoperte.

Per un periodo della mia vita ho pensato che smettere di prendermi cura degli altri sarebbe stata una mossa intelligente perché in quel modo avrei smesso di aspettarmi che gli altri si sarebbero presi cura di me. E abbassare le mie aspettative nei confronti delle persone è sempre cosa buona e giusta.

Per un periodo della mia vita ho pensato che essere gentili non paga. Che essere carini e disponibili non paga. Che essere servili non paga. Che preoccuparsi di fare le cose con premura non paga. Che stare attenti a non calpestare i sentimenti altrui non paga.

È stato solo un periodo ma mi è sembrata l’intera vita.

Poi un giorno mi sono svegliata e ho deciso che avrei comprato della frutta secca per un mio amico che aveva saltato il pranzo. L’ho fatto e mi sono sentita subito bene.

A quel punto ho scritto a quattro o cinque persone che avevano proprio bisogno di qualcuno che ricordasse loro quanto fossero speciali.

Ho aiutato una ragazza che nemmeno conoscevo solo perché una persona cara mi ha chiesto di aiutarla.

Ho aggiustato un po’ di cose rotte e un po’ di persone rotte e probabilmente tra qualche tempo se ne saranno dimenticate e magari un giorno mi tratteranno con poco riguardo ma non fa niente. Non voglio fare caso a certi minuscoli dettagli come il fatto di ricevere gratitudine.

Non ci si prende cura degli altri per quello. È comunque un atto egoistico?

Probabile, ma fosse pure solo per guadagnare punti karma (come dice la mia persona preferita, che dell’edonismo ha fatto uno stile di vita), stai comunque lasciando un segno positivo nella vita degli altri e tanto mi basta.

Forse perché so cosa vuol dire ritrovarsi soli all’improvviso e avere quelle due o tre persone di cui fidarsi senza riserve è l’unica cosa che ti tiene in piedi.

Quel breve periodo della mia vita è finito e da quando ho ripreso a darmi, a spendermi, a farmi usare e consumare da chi mi sembra averne bisogno, sono di nuovo una bimba felice.

Una bimba, perché bimba mi sento ogni volta che leggo gioia negli occhi di quelli che “tocco”.

E se per qualcuno questa è una cosa stupida, non importa. Io non verrò a giudicare le cose buffe che fate per non dover fare i conti con le vostre fragilità.

E vi assicuro che ne fate un sacco, perché non le giudico, ma le vedo.

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