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Mio nonno era un uomo semplice

“Mio nonno era un uomo semplice… ma non era semplice per niente.”

Così nonno volevo iniziare questo pezzo, che mi hanno chiesto di leggere qualche giorno fa, al tuo funerale. 
Ma non ce l’ho fatta nonno. So che ti avrebbe fatto piacere ma mi si è chiuso il cuore, e la mente, e la bocca, e gli occhi. E una parte di me avrebbe voluto tenerti su questa terra per sempre, e scrivere che non era più possibile avrebbe significato lasciarti andare, solo che non ero pronta.

Non sono riuscita a buttare giù nemmeno due righe e men che mai a leggerle.

Allora ci provo adesso, provo a raccontare chi eri, e cosa ha significato essere tua nipote.

Non voglio essere banale e dire una cosa come “grazie per avermi fatto da padre”, ma la verità è che, sia emotivamente che concretamente, è esattamente ciò che hai fatto.

Quindi questo pezzo nonno, lo inizio col dirti grazie.

Grazie per avermi permesso di studiare, di viaggiare, di comprarmi libri, vestiti e biglietti aerei. Grazie per essere venuto a prendermi a scuola infinite volte, grazie per avermi messo su un aereo, quando avevo quindici anni, dicendomi “vatti a imparà l’inglese”.

Grazie per avermi detto tante volte, quand’ero piccola, una cosa come: “ecco i soldi per comprare il gelato a te e agli altri bambini”, perché così ho imparato la generosità. E sappi che lo faccio ancora oggi, accertarmi di poter pagare per me e per gli altri prima di uscire.

Grazie per avermi lasciata da sola un sacco di volte quando eri tu a viaggiare, perché mi sei stato da esempio. Perché racconto sempre con orgoglio il numero di aerei che hai preso, e perché dico che li prenderò anche io prima o poi.

Grazie per avermi portato i gioielli e i vestiti più belli dai luoghi magici che hai visitato e che mi hai magistralmente raccontato.

Grazie per avermi spiegato, senza mezzi termini, perché sentivi la necessità di andare così frequentemente in Sudamerica.

Grazie perché il tuo altruismo mi scorre nelle vene, e sebbene io sia consapevole che spesso non paga, non ci rinuncerei comunque per nulla al mondo.

Quante volte nonno ti ho sentito pronunciare frasi come “prima agli operai e poi a noi” nei momenti in cui l’azienda si è trovata in difficoltà. Quante volte?

Per non parlare di quando, durante una delle ultime chemio, ti sei raccomandato di prenderci cura del figlio piccolo di quella donna che stava morendo.

“Prima gli altri e poi noi”

E lo so che non paga. Ma a me piace così.

Eri un uomo semplice nonno, ma il tuo altruismo non era semplice per niente. 
Eri un uomo semplice, ma la tua voglia di viaggiare non era semplice per niente.
Eri un uomo semplice, ma la tua ambizione non era semplice per niente.

L’ambizione. Quella così forte che, quando hai scoperto che la tua azienda non avrebbe più potuto produrre ricchezza, quando hai scoperto che sarebbe stato difficile viaggiare, costruire, e fare regali, allora ti sei ammalato.

Perché, diciamolo nonno, che senso aveva stare qua se non potevi più fare tutte le cose che amavi?

Lo so nonno, siamo stati degli egoisti noi a piangere tanto e a lungo quando te ne sei andato. Perché ti volevamo qui.

E perdonaci se non siamo riusciti a lasciarti andare facilmente, ma pensare alla vita senza te che sorridi, che ci sgridi e che ci dici cose sagge, non è facile per niente.

Negli ultimi giorni ancora speravo che mi telefonassi per dirmi “Ma quando vai via da Milano?”. Perché lo sai che sono una zingara e non so stare per più di un anno o due nello stesso posto.

La routine mi annoia e mi deprime. Chissà da chi avrò preso.

Noi ce la caviamo nonno, perché ci hai lasciato così tanto che dobbiamo cavarcela per forza.

Ma tu, per favore, ricorda di dare 4 schiaffi a babbo appena riesci, due da parte mia e due da parte di nonna. Lui sa perché.

Quanto a te, goditi qualunque cosa ci sia dall’altra parte che noi qua continuiamo a raccontarci tutte le cose che hai fatto come gesta eroiche di un guerriero.

Si, tranquillo, io e Mariangela facciamo le brave. Francesca, Angela e Cicia pure. Fabrizio lavora e Gianni e Clarissa crescono più che bene. Anna adesso inizia “le scuole dei grandi” e le manchi un sacco, il piccolo Pasquale invece… gli mancherai davvero tanto nonno ticco.

Perché eri un uomo semplice… ma non eri semplice per niente.

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